venerdì 24 giugno 2011

Ma che provi a fare kite?...

Fuori concorso Un Mare di Passione 2011
Foto di Francesca Urbano
Soggetto: Giovanni Goscè atleta di kitesurf
Pensiero di Giovanni Goscè: 

Un amico mi ha chiesto: "ma che provi a fare kite?..." Ed io gli ho risposto: “Sei li in auto, percorrendo la strada che ti porterà a pompare nel tuo corpo adrenalina pura. Nel frattempo la radio gracchia discorsi di politici "marionetta"che recitano sempre la stessa predica. Ogni tanto senti dei forti sibili dai finestrini che scuotono l'auto quasi come sfida. Il cellulare sembra impazzito c'è chi dice vai li c'è chi dice vieni quà....c'è chi non ci capisce ma per partecipare dice la sua....
Ad un tratto scorgi quel blu misto ad un bianco alternato che tanto cercavi. Esci dall'auto ed immediatamente vieni spinto da una forza invisibile che ti invita a rinunciare a tutto quello che con determinazione l’istinto ti dice di fare.

Dopo un attimo di lucidità e di ripensamento ritorni a quello stato mentale privo di ogni istinto di conservazione e ti incammini verso la sabbia che in quel momento sembra sospesa nell'aria che cerca di ricoprire ogni cosa incontra. Quando sei pronto con il kite gonfio, i cavi stesi e la tavola in mano pensi a quante volte in un giorno desideravi quel momento cosi unico. Una volta lanciato il kite esso si posiziona verso lo zenith mutando il profilo ad ogni raffica, pronto a seguirti in tutto e per tutto. Lui è l'unico compagno ed è il solo in cui puoi avere fiducia. Il suo tiro a strappi irregolari ti fa riflettere su cosa stai per affrontare ma è troppo tardi per tirarti indietro quindi vai...afferri la tavola strusciando con i piedi sulla sabbia bagnata, ci sali su e via....Ora sei li tra cielo e mare in un equilibrio di forze contrapposte , hai ciò che appartiene ad Eolo imbrigliato ad un fragile tessuto colorato e stai solcando quell’ammasso ribollente blu che ti affronta impetuosamente. All’improvviso di fronte a te si innalza un muro a forma di arco perfettamente liscio, alto due o tre volte te, a quel punto l’unica cosa che fai è pensare di risalirlo fino all’apice per poi strappargli quel pennacchio bianco che indossa li su per poi riscenderlo fino al cavo per poi riprendere la risalita quasi come un torero che affronta il toro con la sua spada. Ora sei nuovamente al punto di partenza e con una rapida inversione dei piedi sulla tavola riprendi il largo, ora però sei in una posizione scomoda perché il vento, incrementando di intensità ha portato le onde a dei livelli a cui tu non avresti mai pensato. Quindi ti trovi davanti ad una bivio: cerchi di attraversare quel muro cosi compatto diretto verso di te oppure laschi….prendi tutta la velocità possibile, ti dirigi verso di lui, inverti la barra portandola a te per chiedere il massimo della potenza al tuo unico propulsore, trattieni il sospiro e voli verso il cielo agganciato a quattro fili come una marionetta tenuta sospesa in aria da un burattinaio…Lissù è tutto diverso, il rumore del silenzio è ancora più amplificato. I gabbiani sono sotto di te visto che di forza loro sono costretti ad affrontare quest'impeto, il mare ti sembra calmo e la visuale della terra è ancora più estesa. Quegli attimi in cui dura questo volo sembrano infiniti... Tutto il male, tutte le angosce sembrano svanire dunque sei solo tra acqua e cielo, custode di un privilegio che solo una piccola parte degli uomini può vantarsi di avere. Nulla in quel momento potrebbe guarirti o fortificarti di più….”