Fuori concorso Un Mare di Passione 2011
Foto di Francesca Urbano
Soggetto: Giovanni Goscè atleta di kitesurf
Pensiero
di Giovanni Goscè:
Un amico mi ha chiesto: "ma che provi a fare
kite?..." Ed io gli ho risposto: “Sei li in auto, percorrendo la strada
che ti porterà a pompare nel tuo corpo adrenalina pura. Nel frattempo la
radio gracchia discorsi di politici "marionetta"che recitano sempre la
stessa predica. Ogni tanto senti dei forti sibili dai finestrini che
scuotono l'auto quasi come sfida. Il cellulare sembra impazzito c'è chi
dice vai li c'è chi dice vieni quà....c'è chi non ci capisce ma per
partecipare dice la sua....
Ad un tratto scorgi quel blu misto ad un
bianco alternato che tanto cercavi. Esci dall'auto ed immediatamente
vieni spinto da una forza invisibile che ti invita a rinunciare a tutto
quello che con determinazione l’istinto ti dice di fare.
Dopo un attimo
di lucidità e di ripensamento ritorni a quello stato mentale privo di
ogni istinto di conservazione e ti incammini verso la sabbia che in quel
momento sembra sospesa nell'aria che cerca di ricoprire ogni cosa
incontra. Quando sei pronto con il kite gonfio, i cavi stesi e la
tavola in mano pensi a quante volte in un giorno desideravi quel momento
cosi unico. Una volta lanciato il kite esso si posiziona verso lo
zenith mutando il profilo ad ogni raffica, pronto a seguirti in tutto e
per tutto. Lui è l'unico compagno ed è il solo in cui puoi avere
fiducia. Il suo tiro a strappi irregolari ti fa riflettere su cosa stai
per affrontare ma è troppo tardi per tirarti indietro quindi
vai...afferri la tavola strusciando con i piedi sulla sabbia bagnata, ci
sali su e via....Ora sei li tra cielo e mare in un equilibrio di forze
contrapposte , hai ciò che appartiene ad Eolo imbrigliato ad un fragile
tessuto colorato e stai solcando quell’ammasso ribollente blu che ti
affronta impetuosamente. All’improvviso di fronte a te si innalza un
muro a forma di arco perfettamente liscio, alto due o tre volte te, a
quel punto l’unica cosa che fai è pensare di risalirlo fino all’apice
per poi strappargli quel pennacchio bianco che indossa li su per poi
riscenderlo fino al cavo per poi riprendere la risalita quasi come un
torero che affronta il toro con la sua spada. Ora sei nuovamente al
punto di partenza e con una rapida inversione dei piedi sulla tavola
riprendi il largo, ora però sei in una posizione scomoda perché il
vento, incrementando di intensità ha portato le onde a dei livelli a cui
tu non avresti mai pensato. Quindi ti trovi davanti ad una bivio: cerchi di attraversare quel muro cosi compatto diretto verso di te
oppure laschi….prendi tutta la velocità possibile, ti dirigi verso di
lui, inverti la barra portandola a te per chiedere il massimo della
potenza al tuo unico propulsore, trattieni il sospiro e voli verso il
cielo agganciato a quattro fili come una marionetta tenuta sospesa in
aria da un burattinaio…Lissù è tutto diverso, il rumore del silenzio è
ancora più amplificato. I gabbiani sono sotto di te visto che di forza
loro sono costretti ad affrontare quest'impeto, il mare ti sembra calmo
e la visuale della terra è ancora più estesa. Quegli attimi in cui dura
questo volo sembrano infiniti... Tutto il male, tutte le angosce
sembrano svanire dunque sei solo tra acqua e cielo, custode di un
privilegio che solo una piccola parte degli uomini può vantarsi di
avere. Nulla in quel momento potrebbe guarirti o fortificarti di più….”